Mese: Gennaio 2020
25Gen

State pensando di acquistare una bici elettrica ma volete prima conoscerle meglio? Siete curiosi di capire quali sono i loro vantaggi e come funzionano? Perfetto. In questo articolo andremo a vedere insieme come funzionano le bici elettriche e come usarle al meglio per preservarle a lungo.

Sfatiamo un mito. Molti di voi credono che pedalare una biciletta elettrica non comporti il minimo sforzo: niente di più sbagliato. Scegliere una e-bike vuol dire puntare su un modello in cui il motore elettrico interviene per supportare la vostra pedalata ma non per sostituirla: riduce lo sforzo ma non lo elimina.

Un veicolo ibrido quindi che unisce la vostra forza muscolare a quella elettrica del motore: semplice no?

COME E’ FATTA E A UNA BICI ELETTRICA

Prima di approfondire il discorso sul loro funzionamento è opportuno capire come è fatta una biciletta a pedalata assistita.

Si tratta di una classica bici (una bici da città, una sportiva mountain bike o una bici da corsa) a cui sono state apportate alcune modifiche strutturali per poter inserire una batteria agli ioni litio, piombo-gel o nichel metal idrato in grado di alimentare il motore elettrico: quest’ultimo può trovarsi sul mozzo (il centro della ruota dove convergono i raggi) della ruota anteriore, sul mozzo della ruota posteriore, oppure in posizione centrale, ovvero sul perno dove si innestano i pedali.

Sul manubrio è presente un computer di bordo per gestire i comandi del motore. Nei modelli più economici la loro funzione è quella di indicare lo stato di carica della batteria e di selezionare il livello di assistenza desiderato (da un minimo di 3 fino a più di 5 livelli di assistenza nei modelli più avanzati).

Le bici elettriche più costose invece hanno un computerino con diverse funzioni, come il contachilometri, la possibilità di impostare la potenza erogata dal motore, gps integrato e la possibilità di connettersi allo smartphone tramite Bluetooth.

COME FUNZIONANO LE E-BIKE

Ma qual è il loro principio di funzionamento?

Dopo aver impostato il rapporto e la potenza di erogazione del motore, che si può regolare semplicemente tramite la centralina computerizzata presente sul manubrio, il motore elettrico erogherà più o meno potenza a seconda di quanta forza si imprime sui pedali con le gambe.

Il motore elettrico quindi si attiva automaticamente dopo le prime pedalate e con un minimo sforzo acquista velocità: è proprio il computerino sul manubrio a bilanciare progressivamente l’inserimento della propulsione elettrica.

Aumentando la rotazione dei pedali, i segnali inviati dal sensore si fanno più frequenti, e la centralina di conseguenza consente al motore di raggiungere via via la massima velocità.

Tenete a mente però che secondo la normativa che regola questo genere di veicoli, la velocità massima è limitata a 25 km/h: oltre tale velocità il motore elettrico non interviene più e sono solo le vostre gambe a spingere la bicicletta.

Il motore della bicicletta elettrica può essere del tipo brush, con spazzole, oppure brushless, cioè senza spazzole. Ma qual è la differenza?

I motori con spazzole sono piuttosto robusti e sono stati nel corso degli anni ampiamente collaudati: garantiscono un’ottima durata. L’unico contro è che hanno una resa elettrica più bassa, a causa dei maggiori attriti interni.

Nei motori brushless invece grazie all’assenza di spazzole è possibile eliminare virtualmente tutte le possibili fonti di attrito, motivo per cui la dispersione energetica termica è decisamente inferiore e la resa è più alta.

Per quanto riguarda le batterie invece, potete trovare: piombo-gel, nichel metal idrato, e ioni di litio.

Quest’ultime sono sicuramente le migliori, in quanto sono quelle che garantiscono il miglior rapporto peso/capacità, e a parità di autonomia, le batterie al litio richiedono un tempo inferiore di ricarica.

ASSISTENZA ALLA PEDALATA

Una bicicletta elettrica presenta due tipologia di sensori di rilevazione della pedalata:

  • Sensore di rotazione o di pedalata: grazie a questi sensori l’attivazione del motore avviene contestualmente alla pedalata. Ciò significa che il sensore invia il segnale di accensione del motore soltanto nel momento in cui rileva il movimento dei pedali: capirete dunque che la prima pedalata dopo uno stop è completamente a carico del ciclista.
  • Sensore di sforzo: questo tipo di sensore rileva invece la pressione esercitata dal ciclista sui pedali. Il tipo di assistenza fornita aumenta e diminuisce in base allo sforzo che stiamo compiendo. Questo fa si che la pedalata sia più naturale e che il ciclista sia sottoposto ad un vero e proprio sforzo fisico per quanto leggero esso sia.

COME SI GUIDA UNA BICILETTA ELETTRICA

A questo punto intendiamo svelarvi alcuni piccoli trucchetti per capire come si guida una bicicletta elettrica in salita e in discesa.

  • SALITA: le bici elettriche sono perfette per affrontare le salite riducendo lo sforzo. Bisogna impostare il cambio su un rapporto agile, dotato di un ridotto sviluppo metrico ma che consente di pedalare senza indurire le gambe sui pedali. E’ importante pedalare in modo regolare, senza colpi eccessivi sui pedali come si tenderebbe a fare su una classica bici in salita, ovviamente stando sotto i 25 km/h e lasciando che il motorino assista la pedalata in modo continuativo. 
  • DISCESA: in discesa sostanzialmente la pedalata assistita non serve per cui conviene abbassare il livello di assistenza al minimo, in modalità Eco, impostare un rapporto con un buon sviluppo metrico, e concentrarsi soltanto sulla guida in discesa della propria bicicletta.

Da un punto di vista legislativo, la bicicletta elettrica a pedalata assistita gode degli stessi vantaggi di un velocipede, ossia la possibilità di percorrere piste ciclabili e zone a traffico limitato, l’esenzione dall’obbligo assicurativo, l’assenza di targa, patente e persino la possibilità di non indossare obbligatoriamente il casco.

Bisogna semplicemente rispettare l’articolo 50 del codice della strada che stabilisce che il motore elettrico non deve superare i 250 Watt di potenza continua erogata, che l’assistenza elettrica deve sempre essere subordinata alla pedalata e che è necessario disattivarla superati i 25 km/h di velocità .

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19Gen

Se state leggendo questo articolo molto probabilmente siete interessati a scoprire qualcosa in più sul mondo della celebri “fat bike”. Avete sentito parlare di queste particolari bicilette ma avete ancora qualche dubbio al riguardo? Vi trovate esattamente nel posto giusto.

Cosa sono le fat bike? A cosa servono? Perché dovreste acquistarne una? Scopriamolo insieme.

STORIA DELLE FAT BIKE

Sebbene molto probabilmente ci siano stati alcuni prototipi già in passato, ufficialmente la prima fat bike fa la sua comparsa grazie al ciclista e avventuriero Jean Naud che la testò nel deserto del Sahara algerino.

Nel 1989 Simon Rakower, ispirato dal road book di Jean Naud, pensò di unire tra loro due classici cerchi da 26″ per poi limarne il bordo interno e successivamente montò tali ruote su una classica mountain bike per replicare l’esperimento anche su ghiaccio e neve in Alaska.

Si trattava però di realizzazioni artigianali: il primo vero e proprio progetto industriale fu realizzato da un’azienda del Minnesota, la Surley, nel 2005: in quest’anno venne progettata la famosa “Fat Bike Pugsley”, una fat bike dal telaio in acciaio dotata di ruote più ampie e delle celebri coperture Endomorph che fecero la storia del mondo fat.

COS’E’ UNA FAT BIKE?

Le fat bike rappresentano l’evoluzione delle classiche mountain bike, nate per superare i limiti della classiche bici e affrontare terreni particolarmente angusti e percorsi accidentati. Il termine “fat” fa riferimento al fatto che queste bicilette sono caratterizzate da ruote con pneumatici e cerchi molto larghi in grado di garantire un maggior contatto con il terreno e una maggior libertà di movimento.

Nonostante l’aspetto “più grosso”, il peso di una fat bike non è diverso da quello di una classica MTB: le ruote sebbene siano maggiorate, sono piene d’aria e il telaio si può trovare in acciaio, ma anche in fibra di carbonio o alluminio.

La maggiore ampiezza dei pneumatici, l’ottima aderenza al terreno di percorrenza e la bassa pressione (che può variare da uno 0,5 a 1,0 bar), fanno sì che la fat bike possa muoversi liberamente e facilmente anche su superfici morbide come neve, fango, ghiaia o sabbia, rendendola la scelta più amata dagli sportivi e dagli amanti dei sport estremi.

Avete mai provato a pedalare sulla neve o sulla sabbia con una classica bike?

Se la risposta alla mia domanda è si, saprete sicuramente che si tratta di un’impresa piuttosto impossibile: le ruote tendono ad affondare nella neve perdendo l’aderenza con il terreno mentre nella sabbia sprofondano, impedendoci di avanzare.

La fat bike è la soluzione a questi problemi: per poter pedalare in queste condizioni è stato necessario ridurre la pressione degli pneumatici, aumentando di conseguenza la superficie di appoggio a terra e distribuendo uniformemente il peso.

La bassa pressione fa sì che la bike riesca quasi a “galleggiare” su superfici sconnesse sulle quali le tradizionali MTB non riescono a pedalare.

CARATTERISTICHE FAT BIKE

Dal punto di vista estetico le fat bike appaiono praticamente identiche alle mtb ma in realtà essendo state progettate con ruote nettamente più grandi, è stato necessario mettere a punto alcuni accorgimenti ingegneristici.

Dovete sapere che una gomma da 4″ o 4,5″ non può essere montata su cerchi tradizionali da mountain bike, ma richiede dei cerchi particolarmente larghi con un canale che va dai 44 ai 100mm.

La parte centrale del cerchio è quasi sempre forata ed è applicato un particolare flap elastico: ma a cosa servono i fori?

Nel momento in cui la gomma incontra un ostacolo, grazie al materiale particolarmente elastico del flap, quest’ultimo si piega per la sovrappressione, spanciando attraverso i fori ed amplificando la deformazione e lo schiacciamento della gomma.

In questo modo si ottiene un effetto simile a quello dell’utilizzo di una gomma ancor più voluminosa.

Per poter alloggiare le voluminose gomme, il telaio deve avere un passaggio ruota particolarmente generoso per cui anche i foderi devono essere più larghi del normale e di conseguenza anche la battuta standard del mozzo non va più bene: i mozzi delle fat bike sono dunque più larghi dei normali.

La forcella di una fat bike è nella maggior parte dei casi rigida: si tratta di un’idea geniale per tenere basso il peso senza indebolire il telaio. Ma la vera differenza risiede nella sua larghezza: per poter ospitare le ruote maggiorate gli steli devono essere molto più distanti tra loro e lasciare lo spazio necessario alle gomme.

Per quanto riguarda il resto dei componenti, le differenze tra una fat bike ed una bici tradizionale sono nulle. Stem, manubrio, sella, reggisella, freni e trasmissione sono le stesse di una mtb qualsiasi e tranquillamente intercambiabili.

TRE MOTIVI PER CUI COMPRARE UNA FAT BIKE

Ma per quale motivo dovreste acquistare una fat bike? Eccovi tre valide motivazioni:

  • Massimo comfort e sicurezza: sebbene spesso si faccia riferimento alle fatbike per gli sport invernali, si tratta di una bici perfetta anche in città. Grazie alle sue ruote grosse e robuste, che consentono di pedalare senza preoccuparsi troppo di buche, dislivelli e asfalto bagnato, la guida risulterà più sicura e confortevole. Le caratteristiche della fat bike la rendono facile da guidare e particolarmente stabile su qualsiasi strada: questo fa sì che anche il ciclista più inesperto possa sentirsi a proprio agio guidandola. 
  • Perfetta per gli sport estremi: ovviamente le fat bike sono la scelta ideali per i ciclisti alla ricerca di avventure estreme, che amano fare viaggi ed escursioni in natura e in montagna.
  • Divertente: può sembrare una motivazione banale ma è la verità. Guidare una fat bike è divertente: potete decidere di percorrere in sella itinerari per voi prima impensabili: boschi, fiumi, litorali sabbiosi, distese innevate e chi più ne ha più ne metta.

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